mercoledì 18 settembre 2013

CASI PRATICI: Picchiettamento a mitraglia su un’ emicrania


Ogni tanto mi scoppia l’emicrania, quella classica. Il decorso è quasi sempre il seguente: mi compare un disturbo alla vista (mi si dimezza il campo visivo come se fossi rimasto abbagliato), da qui a mezz’ora/tre quarti d’ora scompare il disturbo ed inizia il mal di testa, un chiodo tra gli occhi, poi il dolore aumenta fino a quando compare affanno, nausea ed infine il vomito (il giorno dopo mi sento uno straccio).
Solitamente quando compare il disturbo visivo inizio subito a picchiettare e l’effetto è di stabilizzare il dolore ad un grado sopportabile. Certo ho sempre avuto la possibilità di staccare da quello che stavo facendo per prendermi cura di me stesso. Per me è comunque difficile picchiettare, analizzare, dire le frasi, osservarmi, ecc. con il chiodo nella fronte. Come fare allora? Dall’ultima esperienza ne ho ricavato un utile insegnamento.
Era tardo pomeriggio, a breve sarei dovuto partire con moglie e figli per andare a cenare dai miei genitori. Tutt’ad un tratto compare il pre-sintomo dell’emicrania. Comincio con EFT: “anche se ho questo disturbo…anche se mi verrà un gran mal di testa… anche se non ho la minima idea del perché una parte di me si è fatta venire il mal di testa…anche se forse in fondo in fondo, anzi nemmeno troppo in fondo, non ho la minima voglia di uscire e mi sono creato l’alibi dell’emicrania…” . E così, finito il disturbo visivo, mi si è presentato un leggero fastidio alla fronte, sopportabilissimo. E via dai genitori. Da lì a poco però il dolore ha ricominciato ad aumentare. “Perché? cosa è successo? Che palle! Panico! No Panico!”.  Me ne sono andato in un’altra stanza mentre gli altri stavano cenando. Evvai di picchiettamento! Era difficile ragionare, capire cosa emergesse. Faceva sempre più male. Che fare? Ho deciso allora di picchiettare a mitraglia, a tutto campo, su tutte le ipotesi di aspetti possibili che nonostante il dolore mi venivano in mente, senza star li a valutarne l’efficacia tra un giro e l’altro, anche perché, ripeto, mi era difficile fare autoanalisi durante la fase acuta.  E allora mi sono chiesto quali fossero le cose che il mal di testa mi impediva di fare e le ho inserite nelle frasi di EFT come “cose che una parte di me vuole evitare”: “anche se non voglio stare a cena con i miei… anche se non ho nessuna voglia di stare in compagnia… anche se non ho nessuna voglia di vedere mio padre in quello stato (mio papà soffre di una neuropatia che lo ha costretto alla sedia a rotelle e questo stato lo deprime moltissimo), anche se c’è qualche cosa che non voglio fare e non voglio nemmeno saperla…“ . E così , un punto dopo l’altro, a mitraglia. E poi ho aggiunto tutte le conseguenze di un’eventuale “guarigione” con EFT trasformandole sempre in “cose che una parte di me vuole evitare” e quindi: “anche se non voglio tornare di là dagli altri.. anche se non voglio far vedere che EFT funziona… anche se voglio dimostrare a mio padre che EFT non funziona… anche se voglio dare ragione a mio padre che EFT non serve a molto e che bastava prendere la tachipirina…anche se per una qualche ragione non voglio che EFT funzioni..”. E così mentre eseguivo il cosìdamedetto “picchiettamento a mitraglia” sono iniziati i sudori freddi ed strani movimenti nella pancia. Una corsa in bagno e … squaraussh!!! Alla faccia del rilascio!!! Fatto stà che il mal di testa era sparito, dico SPARITO! Decisamente un risultato migliore che nelle precedenti emicranie.

Morale: tradurre le “cose che non posso fare con un problema” in “cose che una parte di me non vuole fare grazie a questo problema”, o anche meglio in “ cose che IO non voglio fare” e picchiettare …a mitraglia (utile nelle crisi acute quando il dolore vi impedisce di osservarvi e fare autoanalisi)

Un saluto a tutte le parti di voi stessi che vogliono che EFT non funzioni.

Davide