G. soffre di ernia al disco che gli provoca un dolore alla
caviglia destra unitamente a insensibilità alle dita e poca mobilità dello
stesso piede. Quando me ne ha parlato, gli ho proposto una sessione di EFT. G.
non è affatto refrattario ai “discorsi energetici “ e quindi accetta. Ci diamo
appuntamento. Nel frattempo, per prima cosa mi documento su www.eft-italia.it . Trovo un caso simile
che mi fornisce un bel po’ di spunti, da tirar fuori eventualmente al momento
opportuno. Quando ci troviamo G. appare curioso e rilassato, nonostante il
fastidioso dolore: mi racconta addirittura che a breve avrebbe avuto un
incontro con il chirurgo per fissare l’intervento che ormai era inevitabile.
Tra l’altro ne aveva già avuto esperienza dieci anni prima con un intervento ad
un’ernia del disco ad un’altra vertebra. In ogni caso vuole provare EFT. Dopo
avergli spiegato dove fossero i punti da stimolare iniziamo con un primo giro
di riscaldamento che aiuta a focalizzare. Avverte più chiaramente il dolore,
SUD 7/8. Chiudere gli occhi lo aiuta molto a visualizzarlo. Gli chiedo che
forma o colore abbia questo dolore. Una luce (tipo quelle da faro occhio di
bue) colorata, arancione. Lo invito a picchiettare restando focalizzato su ciò
che visualizza. Inizialmente alla fine di ogni giro gli chiedo cosa cambia e
lui mi descrive le variazioni cromatiche o gli spostamenti del dolore. Poi
prende dimestichezza con la cosa e ogni due-tre punti mi descrive i
cambiamenti. Il dolore assume vari colori e tende a spostarsi. E via con la
caccia al dolore! Lo inseguiamo dalla caviglia, al ginocchio, dal polpaccio
alla coscia. Gli chiedo anche cosa questo dolore gli impedisca di fare. Quindi
continuiamo la caccia al dolore con frasi di questo tipo: “ anche se questo
dolore di colore x mi impedisce di fare y , io mi amo e mi accetto…” . Ma G.
esprime chiaramente che questa cosa non la accetta per niente. Quindi modifico
le frasi in “Anche se non accetto per niente che questo dolore mi impedisca di
fare x, mi apro alla possibilità di volermi bene lo stesso”. Dopo altri giri di
questo tipo il dolore è sceso decisamente di livello (SUD 1/2). Gli è rimasta
una rigidità al collo che andiamo a trattare con qualche giretto mirato. Alla
fine della sessione, G. appare soddisfatto della notevole riduzione del dolore.
Il problema ora è l’insensibilità delle dita e la poca mobilità. Decidiamo di
sentirci dopo il colloquio con il chirurgo. Mi racconterà poi che il chirurgo
non gli ha fissato l’intervento, anzi gli ha prescritto della fisioterapia dal
momento che non soffre più i dolori di prima. Io ho offerto a G. la mia
disponibilità per lavorare sui problemi rimanenti. Da quel giorno però non mi
ha più chiesto nulla, mi ha raccontato solamente che ha imparato a convivere
con “quei fastidi”.
Ah, quanto ciò ferisce il mio EGO di operatore! Quanto mi
piacerebbe scavare più a fondo, ricercare il vero significato di quei disturbi,
vedere se vi sono analogie tra il periodo attuale e quello di dieci anni prima!
Scoprire cos’è che auto-sabota la sua voglia di guarire del tutto!
Su questi
aspetti e sul mio EGO ho dovuto picchiettare molto io stesso!
Un saluto al vostro “Operatore Interno” che vuole salvare il
mondo.
Davide Galesso –
Operatore EFT e Operatore Reiki
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